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Gli inglesi sono al primo posto, la Juve è la prima italiana ed è quinta: ma ci si interroga su come tali investimenti siano possibili anche alla luce del fair play finanziario. In attesa di capire gli sviluppi dati dal mercato degli emirati arabi…

Mentre in Italia ci si dà battaglia sui tavoli delle trattative a parametro zero, il calcio inglese ha assistito negli ultimi anni ad una crescita esponenziale delle spese dei club. Dimostrazione pratica ne è il Chelsea, che con il presidente Todd Bohely si è confermato il club più spendaccione al mondo.
Come riporta il sito Sportmediaset.it (https://www.sportmediaset.mediaset.it/), il recente acquisto di Christopher Nkunku per 60 milioni di euro ha spinto il totale delle spese dei blues a superare la soglia dei 2 mld di euro nel corso dell’ultimo decennio: si  stima che almeno 30 dei giocatori acquistati durante questo periodo siano costati 30 milioni di euro ciascuno, con ben 14 che hanno superato i 50 milioni di euro. Sono cifre da capogiro e ben distanti dalla realtà italiana, dove tra tutte spicca la Juventus, quinta in questa speciale classifica, che ha speso oltre un miliardo e mezzo di euro tra il 2013 ed oggi. Ma questo non è l’unico “record” che detengono “I Blues”, che sono anche la squadra che ha speso di più in una sola stagione, raggiungendo la cifra di 611,5 milioni di euro nello scorso campionato.

Fair Play Finanziario (FFP): le differenze tra l’Inghilterra ed il resto d’Europa. Il Fair Play Finanziario prevede il pareggio di bilancio per i Club nell’anno contabile in corso, e allora viene da chiedersi perché un tema così caldo in Italia ed in altri Stati, sembra non abbia limitazioni oltremanica. Una prima spiegazione è da ricercarsi nelle durate contrattuali. Come previsto dal Regolamento FIFA all’articolo 18, infatti: “La durata minima di un contratto va dalla data di entrata in vigore fino alla fine della stagione, mentre la durata massima di un contratto è di cinque anni. I contratti di qualsiasi altra durata sono consentiti solo se conformi alle leggi nazionali”. E non a caso, tra queste, differisce il Regno Unito, consentendo al Chelsea (e alle altre squadre inglesi) di fare contratti di durata inimmaginabile, per evitare di incorrere nelle sanzioni previste dalla UEFA per chi non rispetta il FFP.

Un esempio? Pensiamo a Mudryk, arrivato all’ombra di Stamford Bridge a gennaio 2023 per 88 milioni di sterline, con un contratto di otto anni e mezzo… Tale pratica risulta perfettamente in linea con le politiche adottate dal club per motivi finanziari e consente al Chelsea di ammortizzare l’investimento sul giocatore sugli anni di durata del suo contratto, riducendo così l’impatto finanziario annuale ed aggirando il FFP. Tuttavia, i rischi non sono pochi. In caso di prestazioni deludenti di un giocatore, ad esempio, liberarsene potrebbe risultare un problema. E, al persistere dei dubbi sulla sostenibilità di lungo termine della suddetta strategia, ci ha già pensato la UEFA ad intervenire: d’ora in avanti, l’ammortamento del cartellino di un giocatore, al netto della durata contrattuale, sarà limitato a cinque anni. Ma non si tratta di una norma retroattiva e così non avrà influenze dirette su quanto fatto dal Chelsea in questi anni.

 

 

 

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